venerdì 27 febbraio 2009

Relativismo politico e sociale

Nel rileggere l’opera di Platone scritta nel 390 a.c .mi ha colpito l’esortazione che ritengo di trascrivere data la sua attualità:
Quando un popolo, divorato dalla sete di libertà. si trova ad avere a capo dei Coppieri che glie ne versano quanta ne vuole, fino ad ubriacarlo, accade allora che se i Governanti resistono alle richieste dei sempre più esigenti sudditi, sono dichiarati tiranni. E avviene pure che chi si dimostra disciplinato nei confronti dei superiori è definito un uomo senza carattere, servo; che il padre impaurito finisce per trattare il figlio come suo pari e non è più rispettato; che il maestro non osa rimproverare gli scolari e costoro si fanno beffe di lui; che i giovani pretendono gli stessi diritti, la stessa considerazione dei vecchi, e questi per non parere troppo severi, danno ragione ai giovani. In questo clima di libertà, nel nome della medesima, non vi è più riguardo né rispetto per nessuno. In mezzo a tanta licenza nasce e si sviluppa una malapianta: la tirannia.”
Preso atto dei validi suggerimenti di Platone oggi i cattolici hanno a loro disposizione uno strumento in grado di suggerire e chiarire gli atteggiamenti morali e politici capaci di affrontare le problematiche che si presentano sempre più numerose e per evitare la malapianta dell’anarchia : si tratta della Dottrina Sociale della Chiesa la quale, al secondo punto del capitolo ottavo e commi seguenti, fornisce risposte concrete che dovrebbero essere oggetto di riflessione per il laicato cattolico collocato nei più vari partiti politici. Non credo sia più possibile assistere a manifestazioni populiste e forcaiole che risultano essere solo strumentali per carpire la buona fede dei cittadini già provati dalla crisi economica in atto. Ritengo che un ripensamento e una maggiore forza morale, nonché un maggiore coesione, dei laici cattolici possa concorrere ad affrontare più serenamente un futuro pieno di incognite.

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