lunedì 16 febbraio 2009

Addio Eluana

Un saluto affettuoso ad Eluana, vicinanza alla sua famiglia e tanta solidarietà nel dolore delle suore misericordine di Lecco che in questi anni l’hanno materialmente assistita ogni giorno.

Gridare, urlare slogan, accusare e condannare non aiuta nessuno.

Ci preoccupa invece che possa passare l’idea che solo chi è sano abbia diritto alla vita. A chi ci vuole rassicurare, dicendo che trattasi di casi estremi, rispondiamo che è possibile uno scivolamento progressivo e che anche un singolo caso ci preme, perché è vita umana. Questa questione non è neutrale sul piano politico e della convivenza sociale. La dignità della persona non riguarda solo la sua individualità, ma anche i gesti con cui ci rapportiamo con lei, considerandola in tutte le situazioni in cui viene a trovarsi come essere umano. Avere cura delle persone è un obbligo che ogni uomo ha e il lasciare morire non è un atto di pietà.

Ci ha preoccupato anche il conflitto istituzionale che si è aperto, e non solo per questo caso; ne abbiamo vista tutta la pericolosità. Riteniamo altresì che si debba porre un limite al cinismo in politica; in questa circostanza avrebbe dovuto agire solo la coscienza e l’urgenza di evitare al Paese una ferita difficilmente sanabile nel futuro, senza mancare di rispetto alle istituzioni.

Non ci siamo iscritti anche in questo caso all’una o all’altra parte, ma abbiamo cercato di far compiere un salto di umanità che auspichiamo porti all’approvazione da parte del Parlamento di una legge giusta sul fine vita. Ciò senza altri colpevoli ritardi collettivi, non più sotto la spinta dell’emotività e con un atteggiamento di profondo rispetto delle posizioni altrui.

Il nostro impegno affinché non vi sia più un’altra Eluana non è che parte di un lavoro più ampio: difendere sempre ed in ogni caso la dignità della persona ed il suo diritto ad essere nutrita, curata, accolta e sostenuta in ogni fase e circostanza della vita.

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